venerdì 29 giugno 2012

Un audio libro per ciechi interpretato dai detenuti

SALERNO

Unire nel segno della cultura e della solidarietà, due mondi apparentemente distanti, ma accomunati da barriere sociali e disagi esistenziali, per dar vita ad uno scambio di grande valore umano.
Questa la finalità de "Gli angeli della voce", progetto concepito a quattro mani dalle professoresse in pensione, Marisa Funicello e Silvana Serritiello, ed accolto con entusiasmo dal direttore dell'Icatt di Eboli, Rita Romano.
Presentata, ieri mattina, presso la galleria Capitol, l'iniziativa mira alla realizzazione di un singolare audio-libro, interpretato dai detenuti dell'istituto a custodia attenuata e destinato all'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti.

"Abituare i detenuti alla lettura appare come ottimo rimedio per esorcizzare solitudine, angoscia e disperazione. - hanno spiegato le ideatrici del progetto, Funicello e Serritiello - Dopo un'accurata preparazione, i detenuti, a luglio, registreranno con l'aiuto di software e personale specializzato, un audio-libro, in collaborazione con il Centro Nazionale del Libro Parlato".

Calandosi nei panni di "angeli della voce", quindi, i detenuti, attraverso la cultura, fungeranno da utile supporto per i non vedenti e gli ipovedenti.
Primo testo scelto, "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" di Amara Lakhous che incarna un variegato luogo di stratificazione etnica e culturale, segnato da profonde differenze di provenienza e di modi di intendere la vita, in cui aleggia il forte senso di solitudine che caratterizza i personaggi.
"Abbiamo potuto appurare come il fenomeno dell'analfabetismo sia diffuso tra i giovani reclusi - continuano le professoresse - Perché non auspicare una proficua circolazione di tali libri anche in altre case di detenzione, affinché possano usufruirne detenuti analfabeti ed extra-comunitari?"
Un'idea vincente, quella delle docenti che hanno coinvolto nel progetto ben dodici detenuti e diverse stagiste dell'Icatt.

Un vulcano di idee, il direttore dell'istituto, Rita Romano che, aperta ad ogni forma di iniziativa costruttiva, ha accolto immediatamente l'idea delle docenti, le quali, dopo cinque lunghi mesi di inutile attesa per il via del progetto presso la casa circondariale di Salerno, hanno deciso di spostare la loro attenzione sull'Icatt di Eboli.
"Il nostro istituto ospita cinquanta detenuti con problemi di dipendenza, in media trentenni, impegnati quotidianamente in corsi di falegnameria, decoupage, cucito, attività sportive - racconta Romano - Sei giovani, inoltre, escono per andare a lavoro ogni giorno e molti sono impegnati in attività socialmente utili come la pulizia della pineta".
m.p.

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